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«O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand'io intesi quell'anime offense,
china' il viso e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?» ...
Mentre stasera lo recitava il buon Benigni,
bè è stato più forte di me,
la mente ha cercato di ricordarsi dov'era l'amore,
ed il cuore l'ha ritrovato là, dov'era rimasto,
sulla risacca del salento,
a far compagnia alle coppiette solitarie,
ai pesci infreddoliti dal maestrale,
alla spiaggia diventata lavagna dei nostri passi.
Ora lo so,
ed è bello sapere,
so che era amore,
posso dire di aver amato,
di quell'amore umanamente sconosciuto che,
anche se per nulla è ricambiato,
perdonare sa l'amore
per il quale il suo sentimento non fu corrisposto
una volta soltanto io ho amato!