giovedì, febbraio 28, 2008

Non sono un cantautore


"Non sono un cantautore, sono l'inganno, il candore
sono un attore, un santo, una balia senza prole
sono fiato e parole, un insieme di fiori e pistole
sono contorto, distorto, sono un cuore in corto

cammino e vivo capovolto, dissoluto e dissolto
sono la felicità che mi hai dato e poi tolto
sono la felicità che mi hai dato e poi tolto

Sono un calcio sotto il banco, un pugno dritto sui denti
sono il veleno cromato di mille serpenti
Sono carne e cervello, sangue caldo e sudore
ma sono quanto mi basta e non ho più bisogno
di nessun pudore

Sono un diavolo elettrico, e scrivo bianco su nero
suono da Dio e riprendo il mio canto sincero
canto di un torbido amore, canto del bene e del male
del buio del mio cuore del rosso dolore
del buio del mio cuore del rosso dolore del buio del mio cuore del rosso dolore

Tra cielo e terra, paradiso e guerra
il mio destino si dividerà, il mio bel nome e la mia faccia
chi la ricorderà
chi la ricorderà

Non sono un cantautore, questo è logico
Non sono un cantautore, questo è logico
saluto tutti senza inchino e vado via sfumando
Non sono un cantautore, questo è logico
saluto tutti senza inchino e vado via sfumando

giovedì, febbraio 07, 2008

Buona Strada!


Scout se Dio vorrà, per sempre!

E da quel giorno fratelli e sorelle sparsi per il mondo.

E' una consapevolezza che fa vivere meglio ....

Un braccio forte a cui puoi affidarti, da qualche parte e spesso solo un passo più avanti. Una sorellina con gambe forti ed uno zaino zeppo di felicità. a volte così saggia, altre così ingenua da farci sorridere.

Oggi sappiamo che lei è un passo più avanti e non possiamo più raggiungerla né gareggiare come abbiamo sempre fatto.

Ci ha seminato, è cresciuta fra le nostre braccia e poi c'ha fatto crescere, c'ha fatto sentire speciali e indispensabili, goffa per darci la forza di sostenerla, sempre in grado di " guardare più lontano di noi.

E Oggi non si può fare a meno di guardarla in cielo, al mattino uscendo di casa, in un cielo azzurro o turbato da grossi nuvoloni, in un cielo stellato tra bivacchi dei beati stretti in cerchio a lor Signore.

Proprio lei, che quando noi eravamo ancora tutti chiusi nelle nostre piccole vite, ci ha insegnato ad alzare lo sguardo ed a osservare più lontano, per prima ci ha mostrato qualcosa oltre le nostre teste, per prima ci ha chiesto di parlare dei nostri sogni.

Quanto l'essere stati scout insieme ci lega, ci unisce, quanto sentiamo che lei resterà parte di noi per sempre, quanto le avventure e i momenti che abbiamo vissuto assieme non sarebbero stati gli stessi, senza la buffa, incerta, strascinatamente coraggiosa Fanny.



Fanny! !



ermati, aspettaci, guardaci, ascoltaci,

lasciati interrompere con discorsi vacui,

ridi di te con noi, affettuosamente ricca del nostro cuore, nel nostro cuore, protetta e abbandonata,

non sempre ci siamo stati, eppure tu hai saputo capire, nessuna frattura è stata troppo grande per non essere ricomposta.

Già una volta sei partita, sei andata via, a studiare lontano e poi ancora più lontano, a seguire i tuoi sogni, e quel francese che sembrava quasi tu sentissi la tua lingua più dell'italiano, ma nonostante i chilometri in noi è rimasto forte il desiderio di averti vicino, comunque, oltre le distanze, oltre ogni distanza, lo stesso che ora ci accompagna, in questo saluto.

Con tutti i nostri limiti, ci hai portati tutti nel cuore, ed è solo frutto della tua spontaneità, piccola piccola piccola grande Fanny, quanto ci siamo dati, ci siamo riempiti, grandi fette di vita con la gioia di camminare "insieme". "Sei con noi e noi con te"

aspettaci, guardaci, ascoltaci, sorridi con noi.


"Piccola grande Fanny, si vede che nel Regno Celeste
avevano un gran bisogno di Angeli...
si vede che qui ormai ci avevi donato tutta te stessa...
...però ci hai fregato tutti alla grande!
Divertiti ora
Noi vivremo un cicinino in più anche per te!
Buona strada"

martedì, febbraio 05, 2008

E lassù in Paradiso San Gennaro pianse


Dovete sapere che un giorno all'anno, il Padreterno riceve i Santi del Paradiso, dal primo all'ultimo. Potete immaginare come questi devotissimi servitori di Nostro Signore aspettino questo momento per presentare qualche preghiera, per perorare una causa che sta a cuore. Tutti, pur se ormai sono nell'eternità, aspettano per un anno il fatidico incontro a quattr'occhi, se così si può dire, con il Creatore.
Anche il nostro San Gennaro è in trepida attesa ma la data fatidica è trascorsa invano, il Patrono di Napoli non è stato ancora ricevuto. Preoccupatissimo e contrariato, corre con tutto il suo giovane vigore (non dimentichiamo che se ne è andato in Paradiso nel fiore degli anni) da San Pietro e trafelato chiede spiegazioni e sollecita l'udienza tanto attesa. Finalmente, il grande momento arriva e San Gennaro, per nulla intimidito, non nasconde il suo disappunto per essere stato ricevuto con ritardo. Di primo acchitto, per quanto Santo fosse, è tormentato dal sospetto di un declassamento nelle gerarchie celesti, memore che già c'era stato qualche problema al riguardo, per non dire che talvolta qualcuno sulla terra aveva messo addirittura in dubbio la sua esistenza. Pur presentandosi con un'espressione contrariata, non osa però esternare i suoi sospetti.
Il Padre Eterno, che legge nei cuori e parla a ognuno nella sua lingua va subito al punto: "San Gennà, aggio tenuto assaie che fa, vuie Sante site tante e nun aggio fatto a tiempo; e po', vuò vedè c'avessa da' cunto a te? 'O munno sta chin' 'e guaie, 'e grazie c'aggia fa so' tante".
San Gennaro, tranquillamente dal motivo del ritardo, che non ha nulla a che vedere con Lui, affabilmente si rivolge al Signore dicendo: "E proprio di guai Vi vengo a parlare; la mia Napoli sta troppo inguaiata, fate qualcosa, mettitece 'na mano Vuie, io sulo nun saccio cchiù c'aggia fa'!.
Il Padreterno, serio in volto, risponde: "San Gennà, tieni proprio 'na faccia tosta a te lamentà. Se c'è una città che ho sempre avuto a cuore e alla quale ho fatto tante grazie, questa è proprio la tua Napoli; quando è nata le ho dato sole, bellezza, mare pescoso e splendido, terre fertili e come se non bastasse anche tanti santi e pure mo, t'aggio fatto fa' 'o miracolo dint' 'o Duomo e t'aggio dato uno d' 'e meglie Cardinale che tengo, per non parlare della visita del Papa in persona. Che vuoi di più?".
E San Gennaro: "Perdonami si faccio a faccia tosta e, V'addimando grazie. E' p' 'o' bbene 'e sta città che sta addiventanno malamente".
Il Signore con fare dolce: "Ti perdono, tu hai dato il sangue e la vita per me e non posso dirti di no, ma le grazie non bastano, i tuoi napoletani debbono ribellarsi al male, non assecondare chi lo rappresenta, lo pratica e schiaccia la loro disgnità". Il Padreterno incalza: "San Gennà quella volta hai fermato la lava del Vesuvio ma questa volta il destino di Napoli sta in mano ai napoletani".
A quel punto San Gennaro si appoggia al pastorale e guarda da lassù mentre una lacrima Gli riga il volto.
Che almeno quella lacrima riesca a lavar via tutto lo sporco della città.