martedì, febbraio 05, 2008

E lassù in Paradiso San Gennaro pianse


Dovete sapere che un giorno all'anno, il Padreterno riceve i Santi del Paradiso, dal primo all'ultimo. Potete immaginare come questi devotissimi servitori di Nostro Signore aspettino questo momento per presentare qualche preghiera, per perorare una causa che sta a cuore. Tutti, pur se ormai sono nell'eternità, aspettano per un anno il fatidico incontro a quattr'occhi, se così si può dire, con il Creatore.
Anche il nostro San Gennaro è in trepida attesa ma la data fatidica è trascorsa invano, il Patrono di Napoli non è stato ancora ricevuto. Preoccupatissimo e contrariato, corre con tutto il suo giovane vigore (non dimentichiamo che se ne è andato in Paradiso nel fiore degli anni) da San Pietro e trafelato chiede spiegazioni e sollecita l'udienza tanto attesa. Finalmente, il grande momento arriva e San Gennaro, per nulla intimidito, non nasconde il suo disappunto per essere stato ricevuto con ritardo. Di primo acchitto, per quanto Santo fosse, è tormentato dal sospetto di un declassamento nelle gerarchie celesti, memore che già c'era stato qualche problema al riguardo, per non dire che talvolta qualcuno sulla terra aveva messo addirittura in dubbio la sua esistenza. Pur presentandosi con un'espressione contrariata, non osa però esternare i suoi sospetti.
Il Padre Eterno, che legge nei cuori e parla a ognuno nella sua lingua va subito al punto: "San Gennà, aggio tenuto assaie che fa, vuie Sante site tante e nun aggio fatto a tiempo; e po', vuò vedè c'avessa da' cunto a te? 'O munno sta chin' 'e guaie, 'e grazie c'aggia fa so' tante".
San Gennaro, tranquillamente dal motivo del ritardo, che non ha nulla a che vedere con Lui, affabilmente si rivolge al Signore dicendo: "E proprio di guai Vi vengo a parlare; la mia Napoli sta troppo inguaiata, fate qualcosa, mettitece 'na mano Vuie, io sulo nun saccio cchiù c'aggia fa'!.
Il Padreterno, serio in volto, risponde: "San Gennà, tieni proprio 'na faccia tosta a te lamentà. Se c'è una città che ho sempre avuto a cuore e alla quale ho fatto tante grazie, questa è proprio la tua Napoli; quando è nata le ho dato sole, bellezza, mare pescoso e splendido, terre fertili e come se non bastasse anche tanti santi e pure mo, t'aggio fatto fa' 'o miracolo dint' 'o Duomo e t'aggio dato uno d' 'e meglie Cardinale che tengo, per non parlare della visita del Papa in persona. Che vuoi di più?".
E San Gennaro: "Perdonami si faccio a faccia tosta e, V'addimando grazie. E' p' 'o' bbene 'e sta città che sta addiventanno malamente".
Il Signore con fare dolce: "Ti perdono, tu hai dato il sangue e la vita per me e non posso dirti di no, ma le grazie non bastano, i tuoi napoletani debbono ribellarsi al male, non assecondare chi lo rappresenta, lo pratica e schiaccia la loro disgnità". Il Padreterno incalza: "San Gennà quella volta hai fermato la lava del Vesuvio ma questa volta il destino di Napoli sta in mano ai napoletani".
A quel punto San Gennaro si appoggia al pastorale e guarda da lassù mentre una lacrima Gli riga il volto.
Che almeno quella lacrima riesca a lavar via tutto lo sporco della città.

1 commento:

PuKKy ha detto...

Mi sono commossa!
Ma Nostro Signore ha purtroppo ragione, il destino della nostra città è nelle nostre mani.
Mai più giovani napoletani costretti a "emigrare" per trovare un pò di fortuna e serenità.