Noi, associazioni e cittadini aderenti alla Rete Lilliput, nodo di Napoli, esprimiamo il nostro appoggio a chi pacificamente manifesta a favore della raccolta differenziata e contro l’apertura di megadiscariche collocate in siti vincolati, a ridosso di centri abitati, che possano inquinare il terreno circostante e le falde acquifere.
Proponiamo alcune semplici linee-guida elaborate nel corso di lunghi anni di denuncia e riflessioni sul tema:
l’emergenza-rifiuti in Campania può e deve essere risolta in modo definitivo secondo criteri precisi di sostenibilità:
1. diffusione di uno stile di vita sobrio, attento ad evitare sprechi e a richiamare costantemente ad una sostenibilità delle scelte quotidiane
2. riduzione a monte dei rifiuti, con precise politiche che impediscano il proliferare di imballaggi inutili e costringano coloro che li producono ad accollarsene lo smaltimento
3. differenziazione e riciclaggio dei rifiuti, attraverso una raccolta porta a porta che faccia finalmente decollare la raccolta differenziata
4. attivazione dei siti di compostaggio, che permettano il recupero della frazione umida.
Per fronteggiare l’immediato si fa proprio il comunicato delle Assise di Palazzo Marigliano e del Mezzogiorno d’Italia, in particolar modo là dove dice:
“trasferire tutte le ecoballe..in aree interne soddisfacenti i criteri morfologici e geologici stabiliti dalla normativa, in quanto di scarso valore agrario ed economico, con terreni argillosi, lontane dai centri urbani, prive di urbanizzazioni isolate, al sicuro dal rischio d’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee…Separazione della parte umida dei rifiuti da quella secca, sfruttando gli impianti di compostaggio esistenti fuori regione, nell’attesa di ripristinare ed attivare quelli già esistenti affiancandoli alla costruzione di altri”.
Ed inoltre si sottolinea la denuncia: “la strategia sottesa a tutte le scelte compiute negli ultimi tredici anni è quella di bruciare milioni di tonnellate di rifiuti nel termovalorizzatore di Acerra per trarre profitto dal maledetto Cip6 (contributo di circa 55 euro per ogni tonnellata di rifiuti bruciata) e dalle imposte e tasse a carico dei cittadini.” .
D’altra parte anche la voce della Chiesa, nelle parole che il Vescovo di Pozzuoli ha rivolto ai fedeli della sua diocesi (nella quale è compresa Pianura) sono in linea con queste richieste: “circa il problema dei rifiuti, ‘questi ultimi vanno adeguatamente differenziati, smaltiti, trattati, ri-usati e riqualificati, secondo le innovazioni suggerite dalla scienza e dalla tecnica” – in questo contesto i fedeli sono invitati a ‘promuovere opportune azioni di vigilanza e di denuncia rispetto a situazioni di offesa perpetrate all’ambiente, alla costa, alla geologia del territorio.” E in merito alla situazione il vescovo di Nola Beniamino Depalma denuncia “è giunta l’ora che i responsabili di questo disastro umano e ambientale a qualsiasi livello e colore politico appartengano si facciano finalmente da parte”, chiedendo le dimissioni “di chi ha fallito nella gestione dell’emergenza rifiuti in Campania”
Si ribadisce altresì che in questo momento difficilissimo, ma che può divenire occasione di svolta storica non solo per la Campania, è necessaria la mobilitazione di tutti, e che assurde risultano le parole contro ‘vescovi ed ecofondamentalisti’, dato che già da anni la società civile sta operando sia per denunciare la finta emergenza, sia per individuare e proporre soluzioni alternative che raramente sono state ascoltate e mai prese in considerazione.
Ci sia lecito ricordare che ciò che ha bloccato l’inceneritore di Acerra non sono state le proteste, ma LA MAGISTRATURA, a causa delle pesantissime inadempienze della FIBE- Impregilo.
Nodo di Napoli della Rete di Lilliput